Fonte: radiortm.it
C'era tutta la “sua” Modica. Quella dei caffè letterari, dei salotti buoni, la Modica del Corso Umberto e della Latteria, la città degli scrittori e degli attenti lettori. C'erano anche i “suoi” personaggi, in doppio petto o con la giacca “delle occasioni”: quei “guardiani di nuvole” che ha lasciato qui. Gli altri, quelli che rimarranno immortali grazie alla sua penna, li incontrerà al di là delle nuvole. “Ti immagino già lì, assieme a Vannuzzu, Vanninu, Anglieddu – ha detto nel commiato funebre, Gino Carbonaro -, assieme anche alla tua amata madre, a tuo fratello Duccio ed a tuo padre Franco Libero che di certo starà parlottando con Raffaele Poidomani”. Gino Carbonaro ha poi eseguito, con la sua fisarmonica, una assai commovente “Canzone dello spigolatore”, dalle note malinconiche e melanconiche, proprio come nello spirito di Ciccio Belgiorno, l' “intellettivamente sincero” come è stato definito da Don Umberto Bonincontro che ha officiato il rito funebre. “Una presenza in meno – ha detto Don Bonincontro durante l'omelia – ma una forza in più in tutti noi. Ha lottato per quei valori che Modica rischia di non tramandare ai figli. Adesso spetta a noi continuare la battaglia”. E la Modica istituzionale, presente nelle sue massime espressioni, ha rivolto l'onore dovuto ad un “grande concittadino, dalla presenza a volte scomoda ma affascinante, di cui andare fieri. Rendo noto – ha detto un commosso Sindaco Buscema – della nostra intenzione, che gli avevo comunicato qualche settimana fa, di dedicare un fondo del museo civico intitolato alla sua famiglia, per conservare la sua collezione di traduzioni dell'Ulisse di Joyce. Era entusiasta” ha concluso interrompendosi per l'emozione. Anche Aristide Poidomani, l'ultimo “guardiano delle nuvole” e figlio del riscoperto Raffaele, ha voluto dare il proprio saluto: “E' come se avessi perso un secondo padre – ha detto -. Ricordo quando mi accolse in Germania e mi portò in televisione. Non ti voglio dire “ciao” ma “aufidersen”!”. Poi a concludere, una poesia dello stesso Belgiorno, selezionata dall'amico Raffaele Pluchino e letta da Giorgio Sparacino, dedicata a Modica. Una città che si è stretta attorno alla moglie Brigitte, in prima fila, accanto al feretro. Una città presente nei suoi rappresentanti politici, di destra e di sinistra, di ieri e di oggi (qualche assenza la si è notata e Ciccio l'avrebbe fatta notare!). Una città che accompagnato in silenzio l'uscita della bara. Un feretro che ha visto spalancarsi le porte del duomo di San Pietro e varcando l'uscio, per uno scherzo della prospettiva, è parso che Ciccio entrasse nel “suo” Cartellone, come gemma preziosa incastonata in un gioiello, Modica, che Franco Antonio Belgiorno ha contribuito a rendere ancora più lucente